venerdì 28 gennaio 2011

Deva è arrabbiata - il re ha spodestato

La grande regina questa mattina è venuta a trovarmi, glielo ha detto la regina, mia madre, si è accomodata sul divano in salotto, ha mostrato i denti contornati da labbra sottili e troppo piene di rossetto in una specie di sorriso, falso, proprio come quelli di mia madre.
- Cara come stai? - mi ha chiesto.
Io rannicchiata in poltrona ho risposto - Bene, ho solo un po' di influenza -.
Si accarezza i capelli arancionicci e cotonati - Non so, ti vedo sciupata, dimagrita - poi mi punta il dito dalle unghie smaltate di fuxia - Tu non me la racconti giusta, c'è qualcosa che non va? -.
Comincio a irritarmi, scuoto la testa - Sto bene, sono solo un po' stressata dallo studio -.
Sospira, giunge le mani, corruga la fronte rugosa - Sicura che non c'entra tuo padre? - non mi lascia rispondere - Chissà che fine ha fatto eh -.
- Basta nonna lasciami in pace - dico, non mi va proprio di parlare del re.
- Sono venuta per darti una cosa sua -.
Ora sono io perplessa, alzo un sopracciglio ansiosa - Cosa?-.
- Prima di andare via te la lascio, ma ora mangia dei biscotti dai - mi allunga il vassoio sotto il naso, sollevandosi sulla sua mole di ciccia.
Stavolta non resisto, do un colpo al vassoio lasciando che cada a terra sparpagliando quelle creature caloriche a terra, piccoli nemici che volevano attaccarmi insieme a quella vecchia che mi voleva tenere sulle spine - Non voglio questi schifosissimi biscotti - urlo.
Mia nonna mi guarda preoccupata - Deva, che ti succede? -.
Grido ancora - Dammi ciò che è mio -.
Scocciata si siede sul divano, cerca in borsa, prende una busta bianca, una lettera, l'appoggia sul tavolino di vetro - Sei un impertinente, se devi fare così non vengo più a trovarti -.
"Sai che dolore atroce" penso io.
La sento muoversi sui tacchi verso l'uscita, borbottando - Tale padre tale figlia, tsz -.
Resto sola in salotto, le mani e il corpo mi tremano, guardo la lettera e ho paura di prenderla, di scoprirne il contenuto.
Sento arrivare la timida Natalie che senza dire niente ripulisce il caos che ho combinato.
Io prendo la lettera tra le mani e mi dirigo in camera mia, mi chiudo a chiave, apro il cassetto della mia scrivania, estraggo il mio kit.
Mi siedo sul letto a baldacchino, nascosta tra le tende che lo incorniciano, apro il kit, tiro fuori la lametta, la forbicina, l'acqua ossigenata e il cotone.
Prendo Papi il mio orsacchiotto rosa, me lo ha regalato mio padre quando ero bambina, è vecchio e sgualcito, ma non ho mai smesso di tenerlo con me.
Apro la lettera.
Riconosco la grafia ordinata del re.
Leggo:
Mia piccola principessa, 
come stai? E' tanto che non ci sentiamo, che non ci abbracciamo, che non parliamo... La tua immagine io ce l'ho comunque impressa nella mente e non la dimentico mai.
So che stai soffrendo, sola con tua madre e tua nonna, ma devi avere pazienza, tua madre mi ha fatto molto male e io non posso tornare a casa, non posso vederla, ho bisogno di riflettere, di ritrovare me stesso la mia pace, non voglio trasmetterti tutta la mia negatività...
Ti prego di perdonarmi, un giorno verrò a prenderti e non ci separeremo più, te lo prometto. 
Non dimenticarti che ti voglio bene
Tuo padre 


Lacrime calde e salata mi attraversano sul viso, si poggiano sulle mie labbra e ricadono sul foglio, che appoggio sul letto, prendo la lametta, la punto sul mio braccio e traccio una linea verticale, calco finchè non si colora di rosso, afferro la forbicina e lascio penetrare le punte sul taglio e calco ancora. Il sangue scorre sempre più veloce, la ferita brucia, ma fa meno male di quella lettera che leggo e rileggo.
Il re ha spodestato e io ora sono sola con Ana.

3 commenti:

  1. mi dispiace tanto...ma in pratica, dopo un litigio con tua madre lui se ne é andato di casa?

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  2. che brutta situazione.. mi dispiace tanto! se hai bisogno ricorda che siamo tutte qua per te- un forte abbraccio

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