mercoledì 30 marzo 2011

voglia di morire

Sono tornata a scuola, inutile dire che come al solito mi annoio, le mie compagne di classe sono sempre le stesse, sempre i soliti discorsi, sempre i soliti sorrisi falsi.
Qualche giorno fa, addirittura hanno voluto fare un'opera di pietà, mi hanno chiesto di seguirle all'intervallo, ovviamente ho accettato con il solo scopo di metterle nella condizione di non farlo mai più.
Siamo andate in cortile, loro avevano caldo, il loro grasso le copre come vacche, erano tutte scoperte, cominciano a farmi domande.
- Deva ma come fai a stare con il maglione, fa caldissimo -.
- Non ho caldo - rispondo - sono appena guarita da un influenza -.
- Sicura di essere guarita? - mi chiedono ancora - sei cosi smunta e magra, fai impressione -.
- A me fate impressione voi - dico io e me ne vado.
Quella che sarebbe la mia amica mi viene dietro - Ehi ma te la sei presa? -.
- No - dico con tono tranquillo - non avevo nient'altro da dire -.
Anche lei mi lascia stare e finalmente ritorno in classe al caldo nella mia solitudine.
Io sola sto bene, lo so che la maggior parte della gente invece vuole avere amici, stare in società, parlare, appartenere a un gruppo, ma a me di far parte di qualcosa non interessa, perchè tanto ovunque io mi trovi mi sento sempre fuori posto, mi deconcentro mi annoio, sento le sciocchezze che la gente e dice e certi che si adirano per controbattere, io invece seppur contraria tengo per me le mie riflessioni.
Ricordo che quando ero bambina la mia insegnante diceva spesso a mia madre che ero iperattiva, intelligente, ma fuori dalla media normale, che avrei dovuto fare più attività da bambina e staccarmi un po' da libri, documentari ecc..
Mi annoiavo già allora insieme agli alti.
Lo ammetto non sono capace di relazionarmi con nessuno, so che la colpa non è totalmente del mondo, ma non riesco a sforzarmi più di tanto di fare diversamente.
Sono riuscita a stringere pochissime amicizie, fatte per unione di famiglie, per interessi, forse i miei soldi mi hanno sempre tenuta alla larga dagli altri, per molto mi sono sentita ambita come un'assegno con tanti zeri.
Non lo so...
So che sono confusa, che ho bisogno di mio padre, l'unica persona che sento al di sopra di me e non mi dà fastidio la sua esperienza, non mi danno fastidio i suoi consigli...sto errando, dovrei parlare al passato...
Mio padre mi ha sempre trattata come un'adulta, mi ha sempre spiegato bene le cose, con la sua voce tranquilla, pacata, così rilassante, ma allo stesso tempo non è monotona, è in grado di catturarti, di ipnotizzarti, interessarti. E io fin da bambina lo fissavo a occhi e bocca aperta mentre mi raccontava le sue favole piene di morale o mi descriveva le piante e i fiori che vedevamo nei parchi, il volo delle rondini, la trasformazione delle farfalle, la vita degli orsi, dei ghiri e io ascoltavo e domandavo.
Mio padre mi ha fatto amare lo studio, mi ha insegnato ad essere curiosa a interessarmi di tutto e ad essere sempre un passo avanti, quando non aveva da lavorare mi spiegava matematica, inglese, storia e mi portava avanti, cosi che io arrivassi a scuola già preparata, ho imparato a scrivere l'estate prima dell'inizio delle elementari.
Oggi pomeriggio finalmente l'ho sentito, mi ha chiamata, conoscendo i miei impegni e quelli di mia madre, sapeva che mi avrebbe trovata sola.
Non abbiamo parlato molto.
- Come stai? Tua madre mi ha detto che non mangi nulla, che sei molto magra, ma dimmelo tu come stai? - mi ha detto.
- Sto bene papà - ho risposto, gli ho mentito per la prima volta e speravo che se ne accorgesse.
- Sicura? - ha ancora domandato.
- Si - ho detto.
- Mi fido di te - mi ha detto.
Mi ha delusa, non doveva essere quella la sua risposta, come ha potuto non accorgersi che mentivo? Non mi conosce più, non è forse più l'uomo di cui ho parlato?
Non gli ho chiesto di tornare, gli ho detto che ero molto occupata e che avevo tanto da studiare di richiamarmi un'altra volta, ho chiuso la chiamata.
Poi sono corsa in camera piangendo, ho cercato la mia lametta e mi sono tagliata, ho ingoiato grandi quantità di antidepressivi e sono crollata a letto.
Desidero morire, ora nulla ha più senso per me.
Nemmeno restare

8 commenti:

  1. ciao è un po'che ti seguo senza commentare nulla. vorrei dire che per la prima volta sento crollare tutta l'anaffettività che hai sempre portato avanti con orgoglio, come fosse il simbolo della perfezione assoluta. ci sono sentimenti e sofferenza in questo post. usali. sono quelle le armi vere, non ciò che pensi tu, non la freddezza totale. facci quelcosa, hai una mente straordinaria, falla funzionare per te stessa, non per dimostrare questo o quello. se sei arrivata in basso così tanto da voler morire, fai la scelta decisiva. o ti rialzi in modo diverso da quello che conosci, per non dover riniziare l'incubo da capo, o finisci la tua vita davvero.

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  2. la seconda mi sembra migliore,non credo di essere in grado di vivere diversamente

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  3. Deva, mi spiace tanto che soffri..so cosa vuol dire sentire la mancanza di un genitore, ma almeno ce l'hai ancora..io non ho più la mamma...secondo me dovresti cercare di non mentire a tuo padre, fagli capire che senza di lui ti senti persa, altrimenti penserà che va tutto bene e che non hai bisogno di niente..pensaci e cerca di trarre piacere almeno dalle cose che fai, sennò cadrai in un tunnel senza fine

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  4. ma io credo di si credo proprio che tu ne sia in grado invece. come dici tu il problema è volerlo veramente.

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  5. io non voglio vivere diversamente e non voglio dire a mio padre che sto male, lui è sempre stato in grado di capirlo da solo, ora non capisce perchè non vuole capire, non mi importa piu niente di nessuno adesso, ora tra le persone che voglio ferire c'è anche lui.

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  6. si penso anche io che non capisca perchè non vuole capire. ma cosa ti serve ferire tutti quanti? ti fa stare meglio? in fondo lui sta sbagliando come un coglione ma può succedere quando non si riesce a gestire una situazione. posso chiederti quanti anni hai?

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  7. ho 19 anni, mi serve a stare meglio certo, non c'è miglior piatto da servire della vendetta

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  8. "io invece seppur contraria tengo per me le mie riflessioni"... eh gia' scriverle in un blog e' proprio la maniera piu' efficace per tenersi per se' le proprie riflessioni... by seitan

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