Era tanto che non tornavo qui e sono successe tante cose.... ogni volta che rientro mi sembra di essere diversa e tornano le colpe e anche la vergogna per quanto io possa essere stata stupida e crudele in molte, troppe occasioni...
Non mi piace sapermi umana, non mi piace avere un' anima, una coscienza che si può sporcare, non mi piace avere colpa e non mi piace chiedere scusa, però forse a volte, chiedere scusa, se pur difficile, può anche essere un atto nobile, di crescita...
Scriverlo qui davanti a tutti e davanti in fondo a nessuno è ciò che sento di fare.
Chiedo scusa, perchè so di essere una persona perfida, glaciale, mi piace pungere dove fa male, mi piace ridere e calpestare le debolezze altrui, ma in fondo chi sono io per sentirmi diversa o superiore a voi?
Io che a furia di disprezzare l'imperfezione sono diventata proprio come tutti, anzi come tutte noi.
Anche io ho fame, anche io sono finita ad alzarmi la notte, a camminare nel buio, scalza, sperando che nessuno mi sentisse, con il cuore in gola, in quelle ore che sembrano non esistere, non avere senso, così buie da nasconderti da lei, dal suo occhio vigile. Mi sono fermata davanti al frigo cercando tutto ciò che fosse immediatamente commestibile, gelato, biscotti, affettati, formaggi, cioccolata, pane, qualsiasi cosa è entrata nel mio corpo macchiandomi di una colpa che non posso far altro che estirpare vomitando, tagliandomi, piangendo, pur sapendo benissimo che in realtà l'ho solo nascosta sotto il tappeto come si fa con la polvere, ma c'è, la colpa resta.
Anche io cedo, anche io ho paura.
Ho paura della gente, del loro parere, ho paura dei sentimenti, dell'abbandono, anche io sono debole.
ANCHE IO SONO UMANA.
Mi fa male tutto questo, mi vergogno e cerco di coprirmi con una personalità che sembra impenetrabile, ma non lo è, qualsiasi roccia viene prima o poi scalfita col tempo, compresa me.
Tutto ciò che ho detto lo pensavo davvero, non ho intenzione di diventare un'ipocrita, ma mi scuso per aver pensato di essere diversa da voi e per avervi condannate per i vostri errori.
Ora cercherò di ripercorre questi giorni di assenza da qui...
C'è stata la festa per la maturità, sono uscita con un bel 97, non mi sembra vero, lo apprezzo ma mi dispiace per quei tre punti che mi dividono dal 100, cmq nella mia classe sono stata l'unica a uscire con quel punteggio.
Alla festa avvenuta in casa mia, non ho toccato ne cibo ne alcol, ho assecondato mia madre, ho indossato un vestito fine, dai colori chiari, ho messo i capelli in ordine, il trucco attento ma leggero. Sembravo una sagoma fra le tante "ragazze a modo" del mio universo.
Sono stata accanto a lui, che mi ha stretto la mano rassicurandomi in quell'imbarazzo assurdo che ho provato quando mia madre con la sua vocetta garbata e al contempo stridula ha proposto un brindisi a me e al mio 97.
So che ne è davvero fiera, ma so anche che il motivo per cui lo è, non è l'intelligenza di sua figlia, quello che potrebbe significare per il suo futuro, no, lo è per la bellissima figura che fa davanti ai suoi amici, perchè di me non deve sempre vergognarsi, ogni tanto può vantarsene, come può vantarsi del fatto che mi sto iscrivendo a giurisprudenza, come voleva lei e come voleva mio padre....
Andrò a studiare in un'altra città, penso che per mia madre sia meglio così, preferisce non vedere ciò che accade, così da poter rendersi estranea ai fatti senza colpe.
Durante la festa ho comunque notato il suo essere turbata per qualcosa che non capivo, quando finalmente tutti gli ospiti, compreso Lui se ne sono andati lasciando una sala consumata, occupata dalla cameriera che metodicamente rimetteva in ordine, io e mia madre ci siamo incontrate sul terrazzo, dove ho scoperto il motivo del suo turbamento.
Stavo fumando una sigaretta, mi ero finalmente sciolta i capelli e coperta con un felpone, mi ha raggiunta e mi ha detto - Deva, vorrei chiederti una cosa? -.
- Cosa? - ho domandato io.
- Io sono molto fiera dei tuoi risultati eh, lo so che sei una che si impegna, non solo nello studio, anche quando ti alleni, ci metti tanta carica... -.
La interrompo - Che c'è mamma? -.
- Non è che per caso fai uso di stupefacenti? -.
Rido.
- Perchè? -.
A lei non viene da ridere - Beh sei magrissima, non mangi nulla, ma hai un sacco di energia e oggi una mia amica, alla festa , mi ha messo questo dubbio -.
- No - rispondo semplicemente.
Annuisce.
Sta per andarsene, mi volta le spalle, poi si gira di nuovo verso di me, ha il viso bagnato di lacrime, le cola il trucco.
- Deva ti prego aiutami -.
La guardo glaciale, perplessa, non so cosa fare. Lei è li, immobile, di fronte a me, scossa solo dal tremore del pianto e sembra una bambina mentre si copre con entrambe le mani il viso. Singhiozza spezzando le frasi - Non so come fare con te... so che ho sbagliato tutto ... ti vedo cosi e non so come fermare questa corsa verso la morte... non so come.... - singhiozza ancora e poi il pianto esplode mentre dice - farti felice -.
Sembriamo incapaci di avvicinarci l'una all'altra.
Mi sforzo di alzarmi, le vado incontro, ma senza avvicinarmi troppo, non so cosa dire, nè cosa fare, lei mi afferra, come se avesse paura che a pensarci troppo perdesse il coraggio e mi abbraccia, resto impalata, lascio che lei mi stringa, senza ricambiare, senza respingerla, ascolto i suoi singhiozzi, le sue lacrime mi scaldano la spalla inumidendo la stoffa della felpa, ho gli occhi spalancati.
Finalmente riesco a parlare - Non devi fare niente, io sto bene -.
Si allontana, mi fa una carezza e poi va a chiudersi nella sua stanza.
Io torno a guardare fuori dal balcone e mi sento vuota, triste...
Penso che non ho ancora detto a Lui che me ne andrò a studiare lontano, che non credo alle storie a distanza e che deve... finire...
Sento una fitta allo stomaco, guardo verso il basso e sento il desiderio di sporgermi e di cadere giù.
Mi levo le scarpe, mi arrampico al davanzale del balcone, mi tremano le gambe, un po' per l'adrenalina, un po' per il contatto dei piedi nudi con il marmo. Con le mani mi tengo alla ringhiera laterale del balcone. Guardo sotto di me, basterebbe un attimo per scivolare, cadere e morire.
In fondo non mi tiene più nulla qui, quando perderò anche lui che rimarrà di me?
Sento l'aria spingermi e poi una vocina timida dietro di me chiamarmi.
- Signorina -.
Spaventata perdo di vista il fondo, mi volto e guardo verso la voce, è la cameriera, ha gli occhi velati di paura, mi porge la mano che le trema.
- Signorina scenda da li, è pericoloso -.
E' così dolce mentre lo dice, sembra quasi non si fosse accorta di quello che stavo per fare, sembra il suo, un semplice avviso, come si fa ai bambini che casualmente si sporgono troppo dalla finestra.
Le afferro la mano e con molta cautela mi ritrovo al sicuro.
Mi porta in camera, mi rimbocca le coperte e lascia che io mi addormenti... almeno credo... finchè ero sveglia l'ho sentita vicina.
Nei giorni successivi ho evitato di vedere Lui, ho evitato di vedere mia madre ed ho evitato di vedere anche la cameriera.
Mi sono chiusa in camera, dove ho passato almeno tre giorni di solo studio alternato allo sport, per poi la notte ingozzarmi come un porco.
Poi l'ho visto.
Abbiamo invitato anche i suoi amici nella mia casa al mare, sono stati venerdi e sabato fino a sera poi sono ripartiti.
In quei due giorni non ho mangiato nulla e ho patito l'imbarazzo dei loro occhi sul mio corpo cosi ossuto, in costume le mie costole sono totalmente esposte, come la mia spina dorsale, la conca sulla pancia, le ossa del bacino, le anche, le gambe gracili, le scapole...
I commenti ci sono stati ovviamente, ho cercato di dire che era costituzione, ma tutti i miei pasti saltati si sono notati comunque.
Sabato sera sono ripartiti tutti e io e lui siamo rimasti soli, per un po' nn ho voluto dirgli nulla, cosi ci siamo goduti la domenica.
Ma di sera dopo aver fatto l'amore, mi è venuto da piangere e allora ho svuotato il sacco.
- Non ci vedremo più, devo andare a studiare lontano -.
Gli ho spiegato dell'università, dell'appartamento che prenderò li e del fatto che tornerò solo nelle feste.
Anche lui aveva gli occhi lucidi - Io non voglio perderti Deva, possiamo stare insieme a distanza, possiamo vederci nei fine settimana, posso trovarmi un lavoro li, non lo so, cazzo, non voglio che te ne vai, ma perchè proprio li cazzo -.
Rispondo a quella domanda anche se so che nn cambierà le cose - Perchè i miei hanno conoscenze, dicono che è l'università per me e poi credo che mi vogliano lontana, mi voglio allontanare anche io -.
- Da me? - chiede.
- No, da te no, ma non posso farci nulla, ormai è deciso -.
Lo vedo alzarsi, dare un pugno al muro, imprecare qualcosa tra i denti, vestirsi e uscire di casa.
Lo aspetto tutta la notte sveglia, impalata davanti alla tv che non guardo, raggomitolata sul divano.
Alle 4 del mattino torna, non diciamo nulla, si siede accanto a me, ha gli occhi rossi, mi abbraccia e fingiamo entrambi di dormire fino alle 8, quando ci alziamo, entrambi senza voglia di fare colazione, Lui prepara le sue cose, deve tornare a casa per lavorare, mi abbraccia, mi bacia, mi chiede se voglio tornare anche io, cosi possiamo vederci in settimana, gli dico di no, che prima voglio stare un po' sola.
- Beh se torni prima ci vediamo, se no vengo io nel week end -.
Annuisco, lo bacio ancora sulla soglia della porta e poi lo vedo andare via.
Sono ancora qui, ogni sera mi dico - Domani torno a casa - e poi a casa non ci torno.
La mattina corro un po' in spiaggia, poi faccio una passeggiata per il paesino priva di soldi se non quelli necessari per fare la spesa, poi mi dirigo in biblioteca e prendo libri di economia e diritto e legge e studio, li divoro per passare il tempo, per non pensare a niente.
Ho appena chiamato una rosticceria qui vicino, ho ordinato un pollo allo spiedo con patatine fritte, un trancio di pizza al formaggio, una porzione di lasagne e una vaschetta di gelato buon appetito a me
deva